Il gruppo Interpump è nato in provincia di Reggio Emilia nel lontano 1977. Il business su cui l’azienda è stata fondata è quello delle pompe a pistoni ad alta e altissima pressione.
Le prime vengono utilizzate principalmente per le idropulitrici professionali, gli impianti di lavaggio auto, la lubrificazione forzata delle macchine utensili e per la desalinizzazione dell’acqua tramite osmosi inversa. Le seconde vengono impiegate per la pulizia di grandi superfici, come le navi, ma anche per la sbavatura, il taglio e la rimozione di cemento, asfalto e vernice da superfici in pietra.
La forza di Interpump è stata l’innovazione tecnologica, che ha portato l’azienda emiliana a produrre pompe più leggere e maneggevoli, e a sostituire i tradizionali pistoni d’acciaio con più moderni pistoni in ceramica, di maggior durata e tenuta.
Oggi il gruppo Interpump è il maggior produttore mondiale di pompe a pistoni ad alta pressione, grazie all’utilizzo di materiali innovativi; ed è anche uno dei principali gruppi internazionali nel settore dell’oleodinamica.
Approdato a Piazza Affari nel 1996, già dai primi anni ’90 ha lanciato una campagna di acquisizioni di aziende leader nella produzione di macchine per la pulizia professionale e industriale e di motori elettrici. La suddetta campagna di acquisizioni ha proseguito fino alla fine del decennio, con l’ingresso del gruppo anche nel settore oleodinamico.
A livello fondamentale il gruppo Interpump sembra godere di eccellente salute. Il ROE* è salito a tassi elevati negli ultimi tre anni, segnando ben un +53% nel 2015 rispetto all’anno precedente, nel quale era già cresciuto del 21.6%. Abbastanza stabile il ROI*, che si assesta a cavallo del 16%, più o meno come negli ultimi due esercizi. Crescono molto bene anche il fatturato e l’EBITDA*. Il Piotrosky F-score*, infine, si attesta a 6, indice di una situazione di buona salute della compagnia. Il fair price dell’azienda si colloca circa un 10% al di sopra delle quotazioni correnti, sui 15.5 euro circa, e quindi se anche non è opportuno fare i conti con il bilancino siamo ancora in una area "verde" di apprezzamento.
Molto interessante il quadro tecnico, come si può rilevare dal grafico a barre settimanali:
Si rilevano due fattori positivi sul grafico di Interpump: la formazione di un uncino rialzista di Ross e la rottura di una trendline di offerta di DeMark, il cui breakout è stato accompagnato da due settimane di volumi importanti. La proiezione di prezzo di DeMark è ambiziosa: ben 17.35€, molto al di sopra del fair value. Da seguire e gestire con accortezza, ovviamente, ma decisamente interessante. Non appena uncina la prendiamo, perché tanto più sale tanto più si avvicina al nostro pattern tradizionale: l'entrata sotto i massimi dei massimi.
*Educational
ROE: return on equity, alias redditività del capitale proprio. Viene utilizzato per indicare il tasso di remunerazione del capitale di rischio, ossia quanto rende il capitale versato in azienda dai soci. Viene solitamente confrontato con il tasso di interesse privo di rischio (quello dei BOT, sul mercato italiano) per determinare il cosiddetto premio per il rischio, ossia l’extra-rendimento che gli investitori sperano di ottenere come premio per aver assunto un rischio superiore a quello di un titolo di Stato. Se il ROE è negativo indica che la società è in perdita, dunque erode i mezzi propri per andare avanti.
ROI: return on investment, alias redditività degli investimenti. Se viene confrontato con il tasso medio di interesse sui debiti è un indicatore della capacità dell’azienda di rendere profittevole il prendere a prestito denaro per investirlo nella propria crescita. Un valore del ROI inferiore al tasso di interesse sui debiti, infatti, indicherebbe la necessità, da parte dell’azienda, di erodere il ROE per sostenere l’indebitamento finalizzato alla crescita.
EBITDA: earnings before interest, taxes, depreciation and amortizations, ossia utili al lordo di interessi, imposte e ammortamenti. Viene impiegato come misura del risultato operativo di una azienda, per verificare che essa realizzi profitti positivi dalla gestione ordinaria.
F-Score: è un indicatore dato dalla somma di nove elementi che possono assumere valore 1 o 0, quindi oscilla tra 0 e 9. Ognuno degli elementi che concorrono al calcolo è un indice di bilancio dell’azienda; se l’indice è positivo vale 1, altrimenti vale 0. Valori tra 0 e 3 indicano una situazione di pericolo, da 7 a 9 indicano che l’azienda è forte.
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